
Sarà vedere i cartelli che indicano “per Gerusalemme svoltare a destra“, saranno i giganteschi mezzi militari che pattugliano avanti e indietro l’unica strada isolata che scende sempre più verso il centro della Terra, sarà la temperatura che si fa sempre più arsa, saranno i chilometri di filo spinato che corrono a destra e a sinistra dell’Highway; fatto sta che già mentre percorro la strada che mi porta da Tel Aviv al Mar Morto ho la sensazione di avvicinarmi a qualcosa di unico al Mondo. Poi, mentre guido, piano piano vedo apparire una distesa di acqua torbida circondata da oltre 400 metri di arido Grand Canyon. Parcheggio e scendendo dalla macchina mi manca il respiro, l’aria è densa, la temperatura supera i 44 gradi, vedo acqua e ho voglia di tuffarmi dentro, ma il mio nuovo amico israeliano mi consiglia prima di coprirmi di fango estratto proprio dai fondali del Mar Morto. Non tanto per farmi bello, dice lui, quanto per proteggere il corpo da eventuali taglietti che altrimenti mi brucerebbero come fuoco una volta immerso nella salatissima acqua del Mar Morto. E così mi ricopro di fango dall’odore di zolfo, mi copro tutto. E quando dico tutto intendo proprio tutto tutto. E poi giù in acqua, finalmente, a provare la stessa sensazione che credo possa provare un’astronauta quando per la prima volta si muove in assenza di gravità: il mio corpo si muove impacciato nell’acqua salatissima del Mar Morto, è come se non avessi mai imparato a nuotare, il mio corpo si gira su se stesso, cerco di abbassare le braccia ma tornano violentemente a galla. E così anche le gambe. E’ impressionante: posso sedermi sullo specchio dell’acqua. Rido, rido come un bambino: è bellissimo provare sensazioni nuove. Improvvisamente mi accorgo che la mia protezione di fango si è sciolta rapidamente nel mare. Sono solo. A circa 30 metri dalla riva. I miei amici sono usciti e ridono da sotto un ombrellone di paglia. E capisco perché: il sale comincia a farsi sentire. Sotto le unghie, sui genitali, in mille punti della mia pelle che pensavo perfetta. Cerco di nuotare rapidamente verso la riva e mi muovo come un bambino che cerca di non affogare in una piscinetta da giardino, schizzo da tutte le parti e i miei occhi cominciano a bruciare come fuoco. Alla cieca raggiungo la riva e mi infilo sotto una doccia ghiacciata. Apro gli occhi arrossati e sorrido alla Vita, sorrido alle cose nuove, sorrido alle novità. E mi rituffo in acqua. E mi sento vivo come non mai, a fare il morto nel Mar Morto.
Il Mar Morto (più propriamente un lago) si trova nella depressione più profonda della Terra, nella Regione della Palestina e le sue sponde toccano Israele, Giordania e Cisgiordania. Attualmente il livello dell’acqua del bacino settentrionale è di 422 m sotto il livello del mare ed il divario continua ad aumentare, dato che l’acqua portata dagli immissari non ne compensa l’evaporazione. Questo processo di riduzione del suo volume lo sta portando lentamente a prosciugarsi ed è destinato a scomparire in meno di cento anni. La sua caratteristica principale è l’elevatissima concentrazione di sale presente nell’acqua, dovuta proprio alla forte evaporazione e questo non consente alcuna forma di vita fatta eccezione per alcuni tipi di batteri. Da qui deriva il nome Mar Morto. La sua acqua, con densità di 1,24 kg/L, permette a chiunque di galleggiare senza alcuno sforzo, mentre rende molto difficile la pratica del nuoto per due motivi fondamentali: si emerge troppo dall’acqua e gli occhi bruciano da impazzire al minimo contatto con l’acqua. Il fondale fangoso del Mar Morto è conosciuto fin dai tempi dei Romani (ed è tutt’oggi utilizzato) per le elevate qualità curative dei suoi fanghi, soprattutto per le malattie della pelle.