#34 – Correre sotto la grandine

Il mistero di come, in piena estate, dell’acqua possa trasformarsi in ghiaccio e cadere violenta sulle case e sulle macchine mi ha affascinato fin da quando ero piccolino. Poi, verso i ventanni, ho il ricordo di grandine grossa come pugni che si abbatte sopra tutte le macchine parcheggiate sottocasa, in particolare sembra accanirsi sopra quella di mio padre, e si mangia i cristalli e tutta la carrozzeria. Lui non rideva. E per rispetto mi sono innervosito anch’io, inveendo contro il cielo.

Ma adesso sono grande. E non spiego a mio figlio che questi cambiamenti climatici sono, come accusa Tom Waits in “What he is building“, colpa dell’uomo che costruisce avidamente industrie, case ed auto permettendo al nostro pianeta d’impazzire, nel suolo e nel cielo. No, non lo faccio. Quando grandina non chiudo le finestre. Quando grandina non infilo rapidamente la macchina in garage. Quando grandina io esco, alzo le mani al cielo e sorrido. Quando grandina io prendo mio figlio e i suoi amici e li sbatto fuori di casa, a correre felici sotto quella che è ancora una magia creata dal cielo. E lascio alla greve voce di Tom Waits l’amaro sapore dell’accusa verso noi stessi.

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