#106 – Diving in tandem

Eleanor Roosevelt diceva “Fai ogni giorno qualcosa che ti faccia paura“. Tralasciando il concetto di tempo e l’impossibilità tecnica di emozionarsi e di mettere a rischio se stessi ogni singolo giorno, diciamo pure che concordo in pieno con il suo pensiero filosofico e con l’intenzionalità di approcciarsi alla Vita con energia e con l’intenzione continua di portare i propri limiti sempre più in là.

Diving in tandem è tecnicamente la cosa più semplice e più sicura che si possa fare per avvicinarsi morbidamente al mondo del paracadutismo. Non ci sono paure se non gli stereotipi classici che siamo abituati a sentire: “se non si apre il paracadute, se faccio un infarto, se vomito mentre volo e soffoco in stile Jimi Hendrix“. Nulla di tutto ciò. La spiegazione in partenza, le risate, la birra ghiacciata bevuta poco prima di salire in aereo, il portellone che si chiude, l’aereo che sale, altre risate, le pacche sulle spalle, il portellone che apre, l’adrenalina che sale dalla base della spina dorsale, i piedi a penzoloni nel vuoto, il salto, il cuore in gola, lo stabilizzarsi, la felicità e un’emozione in più che farà diventare tutto ciò il tuo nuovo giochetto estivo. Già, perché tuffarsi da un aereo a 4.000 metri d’altezza ti porta inevitabilmente ad un bivio: ti fa schifo (e sarà dunque una semplice foto in più sul tuo profilo Facebook), oppure ti fa impazzire e il tuo pensiero nei mesi seguenti sarà solo quello di fare il corso per lanciarti da solo da aerei, montagne e grattacieli. E poi di comprarti una tutina alare e di lanciarti in puro stile Red Bull. Quante ne sapeva Eleanor Roosevelt.

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